Crostino di pane con burrata e alici, bottarga, formaggi erboranti, pasticceria secca, cioccolato.
QUANDO
Cena tra amici
SERVIZIO
La temperatura deve cambiare in base al momento in cui si beve il vino: più bassa se bevuta come aperitivo, a salire fino al dopo pasto.
CONSUMO IDEALE
2021/2070
IL VINO
Un antico e nobile vino ossidativo ricco di storia che s’intreccia da molti secoli con le rotte mercantili mediterranee del vicino oriente e della mitteleuropa. La malvasia vissuta come metafora identitaria di antiche (e contemporanee) popolazioni che facevano di questo vino dono dell’ospitalità, il più prezioso tra i prodotti il cui uso era sinonimo di eventi importanti: nascite (ma anche morti…), unioni, feste, ritualità (vino della messa)…
Dal profumo intenso e persistente, etereo dove si avvertono sensazioni ammandorlate, nocciole tostate, dattero, fiori di assenzio ed elicriso. Nonostante le note suadenti che lascerebbero intendere la presenza di dolcezza, al palato troviamo un vino secco, asciutto, morbido e caldo per la elevata presenza dell’alcol e della glicerina.
Tradizionalmente incastonato tra i vini da meditazione, abbiamo scoperto un felice matrimonio con alici del cantabrico, e bottarga. O, come suggerisce lo stesso produttore, con formaggi erboranti, pasticceria secca e cioccolato di qualità.
LA CANTINA
Alla fine degli anni ’50 Giovanni Battista Columbu, insegnante barbaricino, si stabilisce a Bosa dove conosce la moglie Lina. L’incontro con un parente bosano di lei (Salvatore Deriu, imprenditore agricolo, noto Zegone, per via della cecità che lo affliggeva), segna l’inizio di una passione che dopo circa un decennio, insieme a proprietari di vigneti e operai vignaiuoli, con la collaborazione di un centro culturale porterà al riconoscimento del vino Malvasia di Bosa.
E’ in fondo una storia d’amore, sia umano, sia culturale per la scoperta di un vino che altro non era che liquida e dorata poesia, che muove la nascita della Cantina Columbu. Nel 1957 nacque l’intento, insieme ad un gruppo di contadini e vignerons locali che ancora conservavano intatta la tradizione di un vino cosi particolare, di proteggere e preservare l’identità della malvasia di Bosa. L’attività prosegue oggi nel segno di Giovanni Battista, nipote del fondatore, che all’aspetto vitivinicolo ha sempre unito una valenza culturale ed identitaria di più ampio respiro.
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